Cos’è il bias dell’ottimismo
Oggi parliamo di un bias che negativo non è, o almeno che ha anche svariati lati positivi: il bias dell’ottimismo.
Questo bias cognitivo ci induce a sovrastimare le nostre possibilità e valutare in maniera non oggettiva gli eventi. Due casi tipici:
- tendiamo a sovrastimare le nostre opportunità di successo: cosa che accade quando acquistiamo un gratta e vinci o facciamo un investimento credendo fortemente nella nostra fortuna o, peggio, nelle nostre capacità
- tendiamo a sottostimare le possibilità di fallimento o che eventi negativi capitino a noi. E’ il caso di quando consideriamo la – bassissima – possibilità che il nostro treno deragli o di finire vittime di un incidente. O quando acquistiamo un’azione convinti che quella società non potrà fallire. Semplicemente…perchè lo pensiamo noi!
Gli effetti del bias dell’ottimismo
Gli effetti del bias dell’ottimismo sono evidenti: ci crea delle distorsioni cognitive in grado di influenzare i nostri pensieri, ma anche la nostra stessa vita.
A questo bias sono soggetti due tipi di persone: gli ottimisti, va da sè, e le persone con alta autostima e molta fiducia nelle proprie possibilità.
Nell’ultimo caso il bias dell’ottimismo contribuisce a nutrire l’autostima e la self-consciousness, e può avere risvolti positivi. Come ci ricorda Amy Cuddy in un celebre Ted Talk, ripeterci spesso di avere determinate capacità positive o di essere abbastanza bravi ed in grado di farcela, rende questa convinzione sempre più vera e tangibile. Il famoso concetto del “crederci fino a diventarlo”.
Nel caso degli ottimisti, invece, questo bias potrebbe avere risvolti negativi perchè la sottostima delle situazioni, ad esempio del tempo a disposizione per arrivare in aeroporto o di riuscire a seguire tutte le attività che ci vengono assegnate al lavoro, spesso sfocia in un’impossibilità di portarle a termine nei modi o tempi adeguati. Questo genera uno stato di tristezza e delusione per non essere riusciti nel nostro intento, andando a ledere talvolta la nostra autostima.
Il bias dell’ottimismo ci fa finire per esser tristi
Come abbiamo visto, può capitare che il bias dell’ottimismo abbia risvolti negativi a causa dell’incapacità di portare a termine tutto quello che si siamo prefissati. In questi casi è facile farsi prendere dallo sconforto: quanto tempo investito senza raggiungere gli obiettivi, come siamo incapaci di gestire tempi e attività!
Questo atteggiamento deriva da tre comportamenti che tendenzialmente gli ottimisti hanno e che ci inducono in errore:
1) Procratsinazione
Il primo problema è proprio la procrastinazione. Quanti di noi, dopo aver finito una riunione in maniera molto positiva, rimandano l’invio delle minute al pomeriggio se non al giorno seguente? Quasi come se non volessimo spostarci da quella posizione, da quella sensazione di aver “quasi” completato qualcosa. Da un lato siamo sodddisfatti di esserci tolti l’incombenza più grane – la riunione – ma dall’altro fatichiamo a concludere quella più piccola – le minute – ma altrettanto necessaria.
A volte il problema risiede proprop qui: nell’esser pronti a chiudere quella attività e iniziarne una nuova. Questa situazione richiede di abbandonare la comfort zone tanto agognata e in cui finalmente potremmo rintanarci per un po’.
“La riunione è finita e so benissimo cosa scrivere nelle minute. Ma meglio crogiolarmi per un po’ nella mia comfort zone prima di scriverle, inviarle e sentirmi in dovere di passare a un nuovo compito”
2) overconfidence
Il secodno problema è l’overconfidence, ossia avere particolare e ingiustificata confidenza che i nostri progetti si avvereranno.
Questo comportamento può portare ad azioni azzardate e talvolta dannose, come ad esempio investire i risparmi credendo nelle nostre capacità di investitori quando sappiamo a malapena cosa sia un’azione o un ETF.
Stessa cosa per il portrare a termine un compito: è stato dimostrato da diversi studi di psicologi cognitivi come noi siamo troppo ottimisti riguardo le nostre capacità di portare a termine un obiettivo.
Ne sono testimonianza le palestre ad abbonamenti mensili che accettano un numero illimitato di abbonamenti: come mai?
Perchè sono i primi a sapere che la maggior parte dei buoni propositi di chi sottoscrive un abbonamento non verrà portata a termine!
E che il rischio di affollamento è davvero remoto….
3) Gestione degli obiettivi
In ultimo, il tero problema è la gestione degli obiettivi.
Darsi degli obiettivi non è facile.
Fare un piano per raggiungerli, ancor meno.
Decidere di lavorare attivamente per rispettare il piano è la parte più difficile.
Esistono diversi metodi che aiutano nella gestione del tempo di cui avevamo parlato in questo articolo (link anche nell’immagine in basso), e un saggio consiglio su questo punto è: pianificare, pianificare, pianificare!
In conclusione
Il bias dell’ottimismo è uno dei pochi bias con risvolti positivi sulle nostre giornate, ma anche in esso si celano insidie che la giornata potrebbero farcela andare storta!
Se da un lato ci insegna che non dovremmo maai essere troppo ottimisti nella stima dei tempi (anche perchè la legge di Murphy è sempre in agguato), dall’altro ci fa riflettere su come in alcuni aspetti della nostra vita non facciamo fatica ad avere grande fiducia nelle nostre facoltà – tipo quando scommetttiamo sulle partite di calcio o quando facciamo un abbonamento annuale in palestra, noi che non facciamo neanche le scale – ma paradossalmente questo ottimismo lo dimentichiamo quando si tratta di avere fiducia nelle nostre competenze.
Un esempio? quando ci facciamo prendere dalla sindrome dell’impostore al lavoro e non ci sentiamo mai abbastanza bravi o preparati.
Come sempre: l’irrazionalità dei bias ci influenza anche in questo!