La regola del 6% per decidere se conviene uscire dai debiti
Mettiamoci nei panni di una persona che dopo un pò di anni di mutuo riesce a mettere da parte un piccolo capitale. Questa persona si trova di fronte a un dubbio: cosa fare di questi soldi? Mi conviene uscire dai debiti o investirli in qualche strumento finanziario?
Molti potrebbero pensare che uscire dai debiti sia la soluzione migliore. In questo modo mi tolgo un fardello che mi pesa tutti i mesi, riesco ad avere un pò di respiro.
In realtà il ragionamento è molto più complesso, non è affatto detto che convenga uscire dai debiti, anzi. Nel caso attuale dei mutui con tassi così bassi sono rare le volte in cui finanziariamente conviene saldare il mutuo piuttosto che investire.
Quello che ci frega, spesso, è il fatto di pensare alle conseguenze del primo ordine, cioè alla felicità o senso di appagatezza che abbiamo subito dopo aver compiuto un’azione piuttosto che pensare alle conseguenze del secondo e terzo ordine.
Per capirci. Fare una bella mangiata di dolci ci darebbe subito un senso di felicità (conseguenza del primo ordine) ma reiterando la cosa il nostro fisico domani potrebbe risentirne (conseguenza del secondo ordine).
Questo è solo un modo per dire: cerchiamo di non fermarci alla felicità o al senso di soddisfazione che possiamo avere domani. Cerchiamo di allungare il nostro sguardo alle conseguenze future. In poche parole, non diventiamo vittima del present bias.
Ma come facciamo a capire se conviene uscire dai debiti o investire?
Fidelity, la multinazionale USA legata a servizi finanziari, ha provato a stilare una semplice regoletta: la regola del 6%.
Proviamo a vedere di cosa si tratta.
La regola del 6% di Fidelity
Vediamo cosa ci dice Fidelity.
Per molte persone, generalmente ha senso estinguere prima qualsiasi debito con un tasso di interesse del 6% o superiore.
Ciò presuppone che tu abbia almeno 10 anni prima della pensione, che stai investendo in un portafoglio bilanciato con un’allocazione del 50% circa alle azioni e che stai pensando a mettere soldi da parte in una pensione integrativa (ad esempio).
Se il tasso di interesse sul tuo debito è inferiore al 6% probabilmente ha più senso investire invece quei dollari extra. Questo perché a tassi di interesse più bassi, c’è una maggiore possibilità che i tuoi rendimenti di investimento a lungo termine battano il botto per il tuo dollaro che otterresti pagando il tuo debito più velocemente.
Quindi, secondo il colosso USA fissando delle ipotesi molto precise, ossia:
- ti mancano 10 anni alla pensione
- stai già investendo in un portafoglio bilanciato
- hai un qualcosa di simile a una pensione integrativa
se il tuo tasso di interesse del tuo debito è inferiore al 6% allora probabilmente ti conviene investire i tuoi soldi.
Perchè?
Perchè gli interessi di cui potresti godere dai tuoi interessi sul lungo termine probabilmente saranno maggiori di quelli che tu dovresti pagare per i tuoi debiti.
Attenzione!
Sul lungo termine. Abbiamo spesso visto che i mercati azionari, ad esempio, sono molto volatili. Un indice azionario globale come MSCI World può restituire un rendimento annuale che va dal -40% al +40%. Questi rendimenti sul lungo termine tendono, però, a un asintoto che va intorno al 7% annuo composto.
Capito questo concetto quali altre considerazioni possiamo trarre dalla regola del 6%?
Uscire dai debiti quando si è giovani
Sebbene il 6% sia il numero da ricordare se si dispone di un’asset allocation bilanciata, è possibile considerare una soglia più alta (o più bassa) se si investe più (o meno) in modo aggressivo.
Ecco come appare il numero critico a diversi livelli di aggressività, in ogni caso considerando un 35enne che investe in portafogli di diversa natura.
Perché la cifra rilevante cambia con l’asset allocation?
Un mix di investimenti meno aggressivo, ovvero uno con un’allocazione inferiore di azioni, dovrebbe in genere generare rendimenti leggermente inferiori (in media) nel lungo periodo. E con rendimenti attesi sugli investimenti leggermente inferiori, l’estinzione del debito risulta vantaggiosa anche a tassi di interesse leggermente inferiori.
Il contrario vale per un’asset allocation più aggressiva. Una maggiore allocazione alle azioni può tradursi in rendimenti attesi più elevati sui tuoi investimenti e significa che gli investimenti dovrebbero andare avanti nel lungo termine anche se il tuo debito ha un tasso di interesse leggermente più alto.
Proviamo a fare un esempio semplice che forse può aiutare a chiarire le idee.
Mettiamo che abbiamo stipulato un mutuo per un valore di 100 mila euro in 20 anni. Con un tasso dell’1% (questi sono i valori di questi tempi) pagheremo una rata mensile di circa 460 euro.
460 euro al mese per 20 anni fanno circa 110 mila euro.
Se avessimo 50 mila euro, ipotizziamo di utilizzarli per abbassare il tasso di interesse allo 0.9%: avremmo una rata del mutuo mensile di 230 euro. 230 euro al mese per 20 anni fanno circa 55 mila euro.
Usare quei 50 mila euro per uscire dai debiti del mutuo ci avrebbe permesso di ottenere un risparmio di 5 mila euro.
Attenzione che questo è un conto molto alla buona. Esistono in realtà molti altri parametri da considerare, uno su tutti: il pagamento del mutuo con ammortamento alla francese, dove le prime rate hanno una componente di tassi di interesse maggiore rispetto alle ultime.
Ad ogni modo, con questo conto semplice semplice abbiamo ottenuto un risparmio di 5 mila euro in 20 anni.
E se li avessimo investiti in un indice azionario come MSCI World che storicamente ci ha garantito un 7% medio annuo? Proviamo a fare un caso peggiorativo e proviamo a considerare un rendimento del 5% annuo composto.
50 mila euro con un rendimento annuo composto del 5% in 20 anni fanno circa 130 mila euro.
Un guadagno di circa 80 mila euro.
Capito ora?
In conclusione
La regola del 6% è solo una linea guida che può aiutarci a capire se valga la pena utilizzare il proprio capitale per uscire dai debiti o investire.
Nel caso dei mutui, dati i tassi degli ultimi tempi non conviene quasi mai estinguerlo nel caso di un capitale a disposizione. Potrebbe essere una mossa che ci aiuta ad avere un senso di appagamento nell’immediato ma che sul lungo termine potrebbe non aver senso finanziariamente.
Negli altri casi, invece, vanno fatte attente valutazioni. Non esiste una regola generica che va bene per tutti ma, come spesso succede, ogni valutazione va fatta ad hoc in base alle esigenze e alle caratteristiche del singolo.
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